La domanda che mi è stata posta è questa:
"Ma tu, un mandarino, lo mangi con consapevolezza?"
E poi:
"Insomma, tra i pensieri e le notti insonni, lo assapori, oppure sarebbe stata la stessa cosa per te mangiarti il domopak?"
A parte il fatto che dei mandarini avevamo già parlato (I mandarini sono intransitivi) la questione qua non è tanto il fatto che io li mangi assaporando il momento in maniera piena, piuttosto che pensare quanto sarebbe più ecologico potersi nutrire di domopak. Nemmeno voglio, qui e ora, tirare in ballo la questione, annosa, noiosa e controversa, di quanto siano meglio le clementine al confronto diretto. Parliamoci chiaro, non c'è un cazzo di storia, il mandarino ne esce a pezzi.
Qui si tratta di capire chi dei due sia più consapevole.
Noi che lo mangiamo o lui che viene mangiato.
Credo che la cosa possa essere valuta nell'ambito dell'importanza soggettiva.
Mi spiego meglio.
Soggettivamente, quanto è importante per noi mangiare il mandarino.
E per il mandarino quanto è importante essere mangiato.
Sicuramente al mandarino la questione interessa decisamente più che a noi. Per lui essere mangiato è la fine della sua esistenza come "frutto complesso" dotato di tutti i suoi componenti. Buccia, spicchi e tutto l'armamentario inclusi i dannatissimi semini.
Potrebbe addirittura, in senso mistico, rappresentare lo scopo della sua stessa esistenza.
Quindi sì, al mandarino sicuramente frega un casino.
Ma la questione così analizzata in realtà s'allontana dal fulcro.
Dall'essenza.
La consapevolezza.
E qui bisogna tirare in ballo la resistenza fisica.
Resiste la coscienza del mandarino? Sopporta l'essere scuoiato vivo?
Sì lo so, se uno dice "sbucciare" l'impressione è decisamente diversa, ma qui si tratta di strappare con le unghie la pelle a qualcun altro. Qualcun altro che, mi si dice, possa essere consapevole del proprio destino, qualcuno lui, il mandarino, che forse patisce le pene dell'inferno a causa di una tortura infame e crudele. Allora sì. Probabilmente il mandarino è consapevole del proprio destino.
Probabilmente, quando la misericordia non gli concedere di perdere i sensi, egli è cosciente e soffre fino all'ultimo spicchio di vita.
Egli soffre per noi e per noi si sacrifica.
Cazzo!
Non fosse che i mandarini mi fanno schifo mi verrebbe voglia di fondarci sopra una religione coi controcazzi! Così poi non pago l'Imu!
"Ma tu, un mandarino, lo mangi con consapevolezza?"
E poi:
"Insomma, tra i pensieri e le notti insonni, lo assapori, oppure sarebbe stata la stessa cosa per te mangiarti il domopak?"
A parte il fatto che dei mandarini avevamo già parlato (I mandarini sono intransitivi) la questione qua non è tanto il fatto che io li mangi assaporando il momento in maniera piena, piuttosto che pensare quanto sarebbe più ecologico potersi nutrire di domopak. Nemmeno voglio, qui e ora, tirare in ballo la questione, annosa, noiosa e controversa, di quanto siano meglio le clementine al confronto diretto. Parliamoci chiaro, non c'è un cazzo di storia, il mandarino ne esce a pezzi.
Qui si tratta di capire chi dei due sia più consapevole.
Noi che lo mangiamo o lui che viene mangiato.
Credo che la cosa possa essere valuta nell'ambito dell'importanza soggettiva.
Mi spiego meglio.
Soggettivamente, quanto è importante per noi mangiare il mandarino.
E per il mandarino quanto è importante essere mangiato.
Sicuramente al mandarino la questione interessa decisamente più che a noi. Per lui essere mangiato è la fine della sua esistenza come "frutto complesso" dotato di tutti i suoi componenti. Buccia, spicchi e tutto l'armamentario inclusi i dannatissimi semini.
Potrebbe addirittura, in senso mistico, rappresentare lo scopo della sua stessa esistenza.
Quindi sì, al mandarino sicuramente frega un casino.
Ma la questione così analizzata in realtà s'allontana dal fulcro.
Dall'essenza.
La consapevolezza.
E qui bisogna tirare in ballo la resistenza fisica.
Resiste la coscienza del mandarino? Sopporta l'essere scuoiato vivo?
Sì lo so, se uno dice "sbucciare" l'impressione è decisamente diversa, ma qui si tratta di strappare con le unghie la pelle a qualcun altro. Qualcun altro che, mi si dice, possa essere consapevole del proprio destino, qualcuno lui, il mandarino, che forse patisce le pene dell'inferno a causa di una tortura infame e crudele. Allora sì. Probabilmente il mandarino è consapevole del proprio destino.
Probabilmente, quando la misericordia non gli concedere di perdere i sensi, egli è cosciente e soffre fino all'ultimo spicchio di vita.
Egli soffre per noi e per noi si sacrifica.
Cazzo!
Non fosse che i mandarini mi fanno schifo mi verrebbe voglia di fondarci sopra una religione coi controcazzi! Così poi non pago l'Imu!
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