Parliamo di robe simpatiche, di quelle che ti fanno star male come un cane e ti tolgono il sonno e la voglia di essere anche solo vagamente produttivi causa depressione e senso di colpa all'ennesima potenza.
Parliamo di figli lasciati al mare con le nonne, parliamo di passate sensazioni di euforia che si trasformano in magoni pazzeschi e bruttissimi sogni agitati.
Parliamo di umori pessimi e voglia di rivedere i suddetti nani, anche se lo sia che a lui questi giorni voleranno e che te li farà pagare con gli interessi...
Parliamoci chiaro che altrimenti capisco solo io e (forse) non è il metodo adatto per scrivere un post su un blog.
Il Paponanoso (bimbetto simpatico, ipercinetico, vagamente capriccioso, molto intelligente, core de noartri) è al mare con la nonna. Ci sta da una settimana, ci resterà fino alla fine del mese... e noi siamo ben felici che questa sia la situazione. O almeno lo eravamo fino alla settimana scorsa.
Lo scorso week end, quando l'abbiamo lasciato la la prima volta (noi si deve lavorare), quando siamo venuti via eravamo un pochino tristi, sì, ma sopratutto eravamo eccitati di fronte ad una settimana di puro cazzeggio di quelle che, da un anno a questa parte, non erano più state disponibili. Insomma: Sì che siamo tristi un sacco che non lo vediamo per 5 giorni, ma vuoi mettere la possibilità di mangiare schifezze a cena, sul divano, guardando il film?
Va bene essere bravi genitori ecc ecc... ma non ci sono paragoni.
Poi venerdì sera siamo tornati la e lui ce l'ha fatta sfangare. Subdolamente.
Non ha fatto scenate strane subito, ma poi non voleva dormire con noi, voglio dormire con nonna, no qui (con voi) non mi piace. Brutto momento insomma. Bruttissimo.
Sentirsi rifiutato in quella maniera è stato davvero brutto, non ci sono altre parole per rendere l'idea, sopratutto per la bionda (io sono una persona peggiore, quindi patisco meno sul breve periodo, ma sul lungo.. vedremo).
Poi per il resto è andata bene, è stato un bel fine settimana anche se il tempo non ci ha aiutato, ma quando è stata ora di ripartire, domenica sera, lui era sul balcone, intristito e forse anche arrabbiato, e noi sotto, in macchina, magonati e depressi. Avrei dato non so cosa per potermi fermare la, per poter mollare tutto e restare con lui.
Il peggio è stato quando ha urlato un "ti voglio bene".
Noi abbiamo risposto in coro e poi, quando siamo davvero partiti, siamo stati zitti per un minuto buono, ognuno perso nel suo proprio magone assoluto e privatissimo, ognuno triste in maniera differente.
Sette giorni prima eravamo ripartiti con uno spirito ben differente.
In programma un Kebab consumato sul divano e qualche puntata registrata della seconda stagione de "Il trono di spade" e nessun particolare senso di colpa.
Ieri no, ieri è stato dilaniante. Avrei mandato affanculo questo lavoro che non mi permette di stare insieme a mio figlio, ed ho deciso che voglio, devo, concentrarmi sulla mia attività "alternativa", quella che se mai andasse in porto poi potrei davvero permettermi di mollare tutto un mese l'anno per passarlo al mare con mio figlio.
Perché uno scrittore famoso potrà ben farlo no?!
Che poi non ho bisogno di diventare poi così famoso, non troppo almeno. Mi basta esserlo quanto basta per poter mantenere la mia famiglia in maniera dignitosa, ma seguendo ritmi di lavoro che mi consentano di non patire certe mazzate nell'animo.
Che poi, non è nemmeno il caso di diventare famoso! Chissenefrega!
Mi basta solo avere tempo e modo di poter restare con mio figlio!
Per non farlo sentire abbandonato e solo.
Per non farlo stare male.
Per non farlo dire "Sono triste".
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