lunedì 27 febbraio 2012

Rischiare, ma col materasso...

Buttarsi in qualcosa, ma avendo la possibilità di avere un ripiego qualsiasi.
Tentare il salto mortale, ma con la rete di sicurezza.

A parte il fatto che, a sto punto, dove andrebbero a finire eccitazione ed adrenalina... il gusto della sfida... L'eccitazione dell'ignoto, ma sull'onda del "sono un trentacinquenne con la testa fra le nuvole ma coi piedi per terra, ammazza quanto s'ò alto" ho finalmente capito.

Certe cose le fai davvero se hai un materasso, una soluzione di ripiego, un fondo d'accantonamento strapieno di soldi o papino che ti finanzia.
Il materasso ce l'ho, sarebbe da cambiare, non e la fa più, e dopo 3 anni 3 di pisciate naniche inizia pure a fetere leggermente, ma ce l'ho. Non è decisamente il genere in questione ma ce l'ho. Però non vale, ho capito, non vale.
Papino non mi finanzia di sicuro.. massimo rispetto reciproco, non ci piove, ma no.. per un salto nel buoi no.. non posso contarci.


Il fondo d'accantonamento per esserci c'è e resiste imperterrito alle nostra continue minacce di prelievo ad ogni minima spesa imprevista... ma non basta, non può bastare, non basterà mai.... è fatto per quello lui, non bastare mai... così tu ti senti inadatto e continui (o almeno ci provi) a rimpinguare costantemente...
In attesa di una bella tassa o di un default della banca, tanto per stare allegri.


E torniamo a parlare di "maturità". E torniamo a parlare di "diventare grandi". Essere seri, responsabili, posati, concreti... a torniamo a parlare della terrificante noia che tutti questi concetti invariabilmente richiamano nella nostra mente.
Che poi propriamente noia non sarebbe nemmeno. Meglio dire insoddisfazione. Meglio dire piattezza e prevedibilità. Meglio dire e non fare, perché volenti o nolenti, senza un materasso adeguato, certi colpi di testa sono in pratica impossibili.


Perché volenti o nolenti seri, responsabili, posati e concreti ci tocca esserlo.
No avventura, no eccitazione.


Ed allora evadiamo dalla "tristezza" e dalla "piattezza" delle nostre vite serie, responsabili, posate e concrete. E lo facciamo nel modo più sicuro e meno eccitante a cui oramai siamo assuefatti. Film, libri, programmi televisivi, videogames a quello servono. A darci un brivido anche minimo. A farci sentire diversi, differenti. Differenti da noi sessi, da chi o cos'altro vorremmo esserlo?
Non realizzati, ma "realizzabili". E finiamo per sognare cose di cui in realtà non dovrebbe interessarci nulla.
Finiamo per sognare di possedere cose costose o di visitare luoghi esotici.
E per quanto possano essere esotici e remoti i luoghi che visiteremo o per quanto possano essere costose ed esclusive le cose che desidereremmo possedere saranno tutto che più alla nostra portata rispetto alla vera realizzazione di noi stessi, che poi è quello a cui dovremmo aspirare.


Seguendo il semplice assioma che recita Realizzazione = Felicità = Serenità è logico aspettarsi che chi riesce in questa operazione sia più felice e sereno di chi non riesce a realizzarsi, ma è vero anche l'inverso.
Se invece che dalla Realizzazione partiamo dalla Serenità?
Non Serenità come derivazione della felicità come conseguenza diretta della Realizzazione.
Se uno si "rasserenasse" rendendosi conto che i propri desideri sono, magari momentaneamente, irraggiungibili e decide di aspettare magari in attesa di un materasso degno di questo nome?
Allora un potrebbe essere felice anche senza essere Realizzato.
Un potrebbe anche andare avanti con la propria vita sapendo che, prima o poi, avrà la sua occasione di fare il colpo di testa. Preparando magari il terreno, o studiando per l'occasione.


Si tratta in pratica di rassegnarsi a "sognare di sognare".
Si tratta in pratica di rendersi conto che anche sognare non è una cosa adatta a tutti, non sempre, non ovunque.


Quantomeno sognare di fare un colpo di testa.. quello è meglio metterlo nel cassetto in attesa di giorni migliori.


Che sogno hai nel cassetto?
Nel cassetto ho un cassetto pieno di altri sogni.

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