giovedì 25 ottobre 2012

"Mi scusi, ha da accendere?"... della presa di coscienza

E' così che è iniziata, con una ragazzina (età stimata 15, 16 anni, sicuramente non maggiorenne, girava in scooter) che attira la tua attenzione chiedendoti una semplice cortesia, ovvero il prestito di un accendino per accendersi una sigaretta.
niente di male no?
Solo che il qui presente guarda la tizia andarsene con la sigaretta accesa e, da uomo, ne valuta le fattezze, poi inizia a fare i conti.
Gira in motorino, non avrà più di 15/16 anni... cazzo!
"Potrebbe avere 20 anni meno di te!" gli urla allora la propria coscienza.

Oddio!
In pratica, se fossi stato un poco meno imbranato e meno attento... potrebbe essere mia figlia!
A 20 anni capita no?1 Può capitare! Oddio, è sicuramente già capitato!
E se già normalmente a volte mi sento vecchio, acciaccato e meditabondo questa presa di coscienza mi ha costretto, volente o nolente, a riconsiderarmi in toto.

Crisi di mezza età o crisi mistica?

Nessuna delle due, solo una grande e penosa ed importante presa di coscienza.
Ho una certa età. No, non sono "vecchio" o "da buttare", ma ho capito una cosa.
10 anni fa, una persona della mia età, sarebbe stata vista come un professionista nel proprio lavoro, una persona probabilmente seria ed impegnata... oggi?
Oggi siamo "ragazzi", non siamo nemmeno uomini.
I giovani, quelli veri, restano adolescenti fino ai 25 anni e nei modi e nei pensieri, e ci arrivano solo dopo un'interminabile e spesso molto viziata infanzia.

Mentre quelli come noi, come me, resta ragazzi fino a quando?Fino a 40 anni?
Non mi sembra sensato, non mi sembra giusto.

I nostri genitori, a 40 anni, avevano famiglie, avevano problemi da persone adulte e pensieri da persone serie.
Noi perché siamo così diversi? Forse perché siamo indietro? Perché siamo "choosy"? Perché siamo bamboccioni?
Perché c'è la crisi? O forse è colpa del governo tecnico?
"Una generazione di uomini cresciuti dalle donne" per parafrasare Fight Club?
O forse è solo colpa nostra?

E' solo nostra la responsabilità se non ci diamo una regolata?
E' solo sul nostro groppone che devono pesare i sogni assurdi ai quali dedichiamo parole, tempo, soldi ed energie che dovrebbero essere invece spesi "meglio"?
Meglio per chi poi?

Allora, sognare non possiamo smettere di sognare, non sarebbe nemmeno giusto.
Siamo cresciuti sentendoci dire che saremmo potuti diventare qualsiasi cosa, preferibilmente dei laureati milionari, ed ora che abbiamo tanto studiato, siamo intrappolati in lavori per i quali non siamo preparati nonostante le centinaia di tomi sapienti che abbiamo ingurgitato e metabolizzato. Toglierci anche la possibilità di immaginarci migliori di quanto siamo attualmente sarebbe una ingiustizia gratuita.

Però anche noi non siamo tanto a posto. Anche noi dobbiamo darci una regolata.

Sognare in scala. Sognare in concreto.
Pensare a cose realizzabili.
Abbiamo un'età che ci obbliga, volenti o nolenti, a darci delle priorità, a darci delle urgenze, a prenderci delle responsabilità.
Dobbiamo crescere e smettere di invecchiare senza combinare nulla.

E vero, c'è la crisi, il governo tecnico, i vecchi incrostati alle poltrone e la disoccupazione ai massimi storici.
Ma non è colpa nostra, quindi non dobbiamo essere noi a pagarne lo scotto. O almeno, non dovrebbe essere una nostra responsabilità.

E allora che fare?
Provare a vivere e prosperare NONOSTANTE i problemi del mondo, nonostante i problemi dell'Italia.

Risparmiare ed investire. Provarci, almeno, a realizzarsi.

Se poi qualche sedia incrostata deve essere bruciata nel processo sarà un sacrificio che qualcun altro dovrà affrontare.
Tanto su quelle sedie mica ci saremo seduti noi.

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