Ho sentito questa frase:
"... e poi ci siamo resi conto che la vita può essere anche questa. E tutto sommato non ci sta neppure troppo male addosso".
Capisco che così, senza un minimo di contesto, senza una qualche spiegazione, un'accenno di introduzione, possa essere spiazzante... o non significare assolutamente nulla. Ciò è inaccettabile, perché questa frase rappresenta una verità, magari di quelle che uno non vorrebbe nemmeno sapere, ma questo è. E va compresa.
Mi accingo quindi a spiegarla.
O almeno ci provo.
Poco tempo fa è avvenuto un rito.
Uno di quelli che, sociologicamente parlando, sono definiti "riti di passaggio" anche detti "di iniziazione". Parlo ovviamente del mio addio al celibato.
Ebbene sì, per caso non lo sapeste, il "giovane scribacchino non poi così giovane alla fine dei conti" si accasa. Mette la testa a posto. Perché? Non è questo il momento di parlarne.
Prendetelo come un dato di fatto.
Questo matrimonio s'ha da fare.
Resta il rito.
L'aperitivo, la cena con gli amici, la serata in discoteca, ed è proprio qui, fra la musica assordante e le luci stroboscopiche, che ho sentito questa frase.
La verità.
Ed ecco il contesto:
Una dozzina di uomini moderatamente ubriachi che, volenti o nolenti, si ritrovano in una discoteca (tavolo Max lista Cocco, han sbagliato pure a scrivere il mio soprannome.. capita continuamente) a "festeggiare". L'obiettivo standard è mettere in imbarazzo / celebrare il "malcapitato" di turno che, in barba alle convenzioni s'è semplicemente ubriacato moderatamente, senza esagerare, e s'è divertito pure abbastanza.
Qualche nolente afflitto in grave crisi di "ma che ci sto a fare io qui, questo non è decisamente il mio ambiente" in effetti era presente. Anche il sottoscritto ha avuto più di qualche momento di sconforto, sopratutto di fronte alla totale incomprensione del funzionamento delle meccaniche sociologiche in atto.
Mi son divertito, ma non ho capito una virgola di come funzionano le cose in quel posto. Fortuna che c'era lui. Il portatore di verità.
A dire la verità non stava nemmeno parlando con me, parlava con uno di quelli che fino ad un attimo prima era semi rannicchiato in un angolo... posizione fetale... sguardo sperso... e gli spiegava come funzionava il posto.. o meglio.
Gli spiegava come stanno le cose. Illustrava la verità.
E la verità è che, in certi momenti, in certe situazioni, in certi ambienti, non conta tanto davvero chi sei, da dove arrivi, come ti vesti, quanti soldi hai.
Conta il fatto che a volte, per vivere, per sentirsi vivi, per poter tornare a svegliarsi il lunedì mattina successivo ed aver qualcosa da raccontare (quanto hai bevuto, quanto poco hai dormito, quando era figa questa o quella cubista).
Anche questo è divertimento.
Anche questo può esserlo.
Non per me forse, non per tutti, ma può esserlo, e può essere scambiata per vita.
No, mi correggo.
E' vita.
Non vuota, non inutile, non sprecata.
E' vita.
"E tutto sommato non ci sta così male (ritagliata) addosso"
Massimo rispetto.
Nessun giudizio.
Grande amicizia.
Grazie per la serata.
Grazie per la verità.
Buona festa a tutti.
P.S.
Perché allora il titolo di questo post è "Un giorno qualcosa è cambiato"?
Perché, a spanne, le persone che erano li con me, una volta, ai bei tempi andati, semplicemente non ci andavano.
Qualcosa è cambiato.
Non necessariamente in peggio.
non c'ho capito molto, ma secondo me volevi dire tante cose.Appena torni dall'islanda me le devi spiegare.
RispondiEliminaQuindi focalizza bene il concetto,non vorrei che dopo le ferie te ne dimentichi.
Danilo