venerdì 13 settembre 2013

Joyland. Stephen, ma quanto sei cambiato?

lo scrivo, con il rischio di ripetermi, ma King non smetterà mai di stupirmi.

Stephen, ma chi sei!

Non smetti mai di stupirmi!
Sempre al top della creatività... ed in questo caso anche al top del sentimentalismo.

Questo libro si legge in pochissimo tempo: il carattere importante, bordi pagina eccessivi lo rendono davvero breve, ed è strano per Stephen, ma la "durata" intrinseca della storia è di quelle che lasciano il fiato.
Tutta una vita, o almeno i suoi fatti salienti, gli episodi "importanti", i momenti "migliori e peggiori di un'intera esistenza" per parafrasare l'autore.

Sono un fan del Re, non in quanto "re dell'horror", ma in quanto autore sopraffino e davvero capace. In questi  ultimi anni si è trasformato. E' cambiato. Non è più decisamente lui.

Farsi investire rischindo la vita, smettere di bere, invecchiare son cose che lasciano il segno, ed il nuovo King è diverso.
Più diretto, malinconico e poetico.
Si perde meno nei dettagli, va al cuore delle storie e dei personaggi.

Ha abbandonato il superfluo per andare all'osso... ma ha perso atmosfera.

E se n'è reso conto.
Non credo che abbia cambiato "genere" volontariamente.
Ha cambiato stile di scrittura, ed il nuovo stile non è adatto a far saltare il lettore sulla sedia per spaventi improvvise o visioni al cardiopalma.

E' migliore?
No, è diverso, e mi piace comunque tantissimo.

Ma, sinceramente, mi manca il vecchio "Re dell'Horror".

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