mercoledì 6 giugno 2012

Lo strano e flessibile concetto di normalità

Una volta l'insulto peggiore che si poteva fare ad una persona era dirgli che era strana, poi è successo qualcosa, qualcosa che non mi è proprio ben chiaro, e la cosa è cambiata.

Ora come ora, il (quasi) peggio che tu possa dire per apostrofare qualcuno è dirgli o farli sapere che la consideri una persona "normale".

E siamo ancora e di nuovo qui a parlare di "stravaganza forzata", detta anche "originalità obbligatoria".

Wikipedia non ha una definizione per normalità in ambito generale. Per lei è semplicemente un concetto opposto alla perversione (psicologia) o alla devianza (sociologia), quindi anche per lei la normalità è definibile semplicemente come una mancanza di un difetto o, per i più estrosi, di una "peculiarità".
Be, poi c'è anche la normalità chimica, ma andiamo nel difficile oltre che decisamente fuori tema.

Capiamoci al volo.
Al giorno d'oggi di normale normale normale non c'è nessuno.
Non c'è nessuno che non abbia pensieri strani o deviati.
Non c'è nessuno che non soffra di qualche oscura perversione o che sia soggetti a pensieri tenebrosi ed oscuri.
Chi nega di farlo in realtà soffre di disturbi peggiori. Trattasi forse di persone afflitte da inguaribile ottimismo, da indefinibile romanticismo, dall'animo insopportabilmente candido. 
Gente odioso quindi.

Perché (purtroppo o per fortuna) è così. Abbiamo tutti tanti troppi problemi, abbiamo tutti tante troppe frustrazioni. Viviamo, tutti, anche i più fortunati, ritmi frenetici che non sono normali, non sono umani.
Forse è questo il vero concetto di normalità.
Finché restiamo umani e non cediamo alla tentazione di trasformare noi stessi in mostri (e c'è chi lo fa) siamo normali.
L'anormalità come stato d'esercizio "normale" come condizione di mantenimento per l'essere umano.
E', forse, quando questa "anormalità normale" devia troppo dai binari che gli sono familiari, allora la situazione diventa ingestibile, troppo anormale, e noi crolliamo, impazziamo, ci deprimiamo e, a volte, commettiamo errori irrimediabili o anche solo assolutamente stupidi. A volte irrimediabilmente.

E' normale non sentirsi normali, è normale non sentirsi felici, è normale non sentirsi soddisfatti della propria vita.
Chi si sente felice e soddisfatto, a mio avviso, normalmente è perché si accontenta, perché non ha progetti o aspirazioni "superiori".
L'essere umano è fatto per eccellere, fallendo quasi sempre miseramente nel tentativo di farlo, e tutti questi fallimenti lo fanno inevitabilmente soffrire.
Chi è felice è perché nemmeno ci prova .... e se provarci ci provoca sofferenza, depressione, insoddisfazione, allora è giusto che sia così.
E' solo un altro ostacolo.
E' solo un altro problema.
Basterà solo trovare un'altra soluzione.

E' normale chi è anormale provando a realizzarsi.
E' anormale chi invece si crogiola su allori spesso immaginari di risultati mediocri ed altalenanti?!?

Siamo davvero messi così male?
O stiamo sbagliando tutto?
Forse quelli che fino a poco fa reputavo dei poveri dementi (quelli che si accontentano e che sono felici) hanno invece ragione?
Non è che per caso, accontentarsi, in realtà significa avere piena coscienza di sé e dei propri limiti ed accettarli come parti integranti di noi stessi e quindi vivere felici e sereni?
Non è che per caso hanno ragione loro ed il povero mentecatto che sbaglia alla grande sono io?

C'è una cosa che mi conforta un questo caso.
Siamo in tanti a sbagliare. Abbastanza, forse, da passare dalla parte della ragione.
La storia la scrivono i vincitori.
Noi la scriveremo litigando su quale sia la forma adatta di ogni singolo periodo che la racconta, anelandone la perfezione assoluta.
Ci vorrà una vita, ma ne sarà valsa la pena.

Nessun commento:

Posta un commento

Lasciate un qualche commento voi che leggete